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IV. LINGUA E LETTERATURA SPAGNOLA

Pagine di poesia e di prosa narrativa e saggistica

I volumi qui esposti, con opere propriamente letterarie, sono cinque. Due contengono il testo originario spagnolo e sono prime edizioni: le Obras del poeta Carrillo y Sotomayor, del 1611, e il romanzo Los amantes andaluzes del narratore Castillo Solórzano, del 1633. Gli altri tre sono traduzioni in lingua italiana: il romanzo cavalleresco Le Prodezze di Splandiano, del 1582 (Las sergas de Esplandián, di Rodríguez de Montalvo, 1510), le Lettere di Antonio de Guevara, del 1611, le originali (Epístolas familiares, 1539-1541) e le apocrife del traduttore, e la Selva di varia lettione di Pedro Mexía del 1592 (Silva de varia lección, 1540).
I due romanzi sono esempi tra i più noti di narrazioni d'avventura secondo temi e stili dominanti nella letteratura commerciale dei due secoli in cui videro la luce: torrenziale nelle trame e nella lingua il genere cavalleresco, ben più controllata la narrativa "cortese" secentesca nella sua matrice novellistica italiana aperta alle propaggini seriori dei generi "bizantino" e "moresco" del secolo precedente. Sul versante della scrittura in versi Carrillo precorre in parte, anche sul piano della teorizzazione, quella che sarà la corrente più innovativa del Seicento spagnolo, la cosiddetta "cultista", che avrà in Góngora il maestro.
La saggistica si presenta con due delle sue facce diremmo estreme: la sfilza suggestiva di aneddoti ed eventi curiosi ed esemplari, più o meno chiosati con arguto didascalismo (Mexía), e le vere e proprie corte monografie su temi i più vari, che non rifiutano l'aneddoto ma puntano soprattutto sulla riflessione sapiente ed ammaestratrice (Guevara).